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CTH 716.1

Citatio: F. Fuscagni (ed.), hethiter.net/: CTH 716.1 (TX 02.03.2011, TRit 14.02.2011)



§ 23
141 -- Quando finisce,
142 -- il sacerdote ḪAL solleva il tavolo.
143 -- Ma il copricapo (di colore) rosso che sta sul tavolo,
144 -- da davanti (al tavolo) un altro (sc. sacerdote?) lo prende28.
145 -- Quindi si porta (fuori??) la (statua della) divinità29,
146 -- mentre davanti i cantori suonano la lira (e) il galgalturi
147 -- e cantano.
148 -- Quindi si porta di nuovo la (statua della) divinità all'interno del tempio.
L'esame della foto metta in evidenza che il segno qui interpretato come -ma, sia in realtà un -ku, ma una lettura AN-KU non avrebbe alcun senso. Non è da escludere che il testo sia corrotto anche qui, dal momento che il verbo udā- richiederebbe un preverbo. Cfr. il passo analogo in KUB 15.34+ Vo IV 51-53, dove si usa il preverbo šarā in combinazione con il verbo udanzi.
Diversamente Collins 1997, 164-165 “When he is finished, the diviner takes up the table and in front of the red headband that lies on table he holds another, … ”.
Collins 1997, 165: “and they bring (it) in to the goddess”, sembra interpretare come dativo il sumerogramma DINGIR-LUM, anche se la mancanza della preposizione accadica ANA e la presenza della complementazione fonetica ittita -an, sembrano confermare in maniera inequivocabile che si tratti di un accusativo. A giudicare da quanto si dice in Vo IV 30, sembra che la statua della dea Ištar in questo momento non si trovi all'interno del tempio, dove si è presumibilmente svolto il rituale, per cui nella traduzione si è scelto di inserire, in modo comunque del tutto ipotetico, l'avverbio “fuori”.

Editio ultima: Textus 02.03.2011; Traductionis 14.02.2011